Edizione Basket Coach .Net - Noi istruttori, davanti al piano di allenamento da preparare, dobbiamo fare delle continue scelte. Il tempo a disposizione in palestra è limitato, vogliamo fare tante cose e rendere l’allenamento il più produttivo possibile.
L’allenamento basato su esercizi-gioco è meno bello da vedere perché ci sono molti più errori di scelta e di esecuzione sotto pressione, ma sarebbero proprio questi errori (e il feedback che se ne otterrà direttamente dall’esperienza e indirettamente dal coach) a consentire ai giocatori di migliorarsi e a permettere il “transfer” tra l’allenamento e la gara.
Ogni esercizio-gioco presentato, proprio per sua natura, si presta ad una notevole adattabilità alle esigenze del momento; sono sufficienti piccole variazioni alle regole. Sono sicuro che ogni istruttore interessato saprà fare molto meglio di quanto ho fatto io nell’inventare le proprie regole ed i propri esercizi-gioco, al fine di soddisfare le proprie esigenze didattiche.
I dieci fondamentali ovvero le “10 tavole” di Coach Blasone per dare il meglio su un campo di basket, siano essi giocatori che allenatori. E non solo insegnamenti sul campo ma anche fuori. Infatti il primo mattone su cui Blasone basa il suo credo è l’Educazione in palestra, il comportamento da tenere su un campo di basket: ciò che un allenatore/istruttore deve fare per far crescere un gruppo. Ma anche quali regole devono seguire gli atleti per poter migliorare e per poter dare il meglio di se stessi. Questo è il primo fondamentale che permette poi di costruire in maniera solida situazioni tecnico-tattiche insieme ai ragazzi e a farli crescere per renderli autonomi sul campo. Coach Blasone con la sua esperienza non tocca solo argomenti tecnici come i fondamentali classici, palleggio, passaggio, tiro, difesa, ball-handling, ma tratta anche la visione periferica e una parte importantissima riguardante la preparazione fisica. Dà la sua definizione di velocità, resistenza e potenza riguardante uno sport come il basket e come, secondo la sua esperienza, deve essere allenata: essenzialmente con l’utilizzo della palla, che fa aumentare l’impegno e fa dimenticare la fatica ai ragazzi. Dalle prime pagine Coach Blasone illustra la sua filosofia di allenamento che mira a far eseguire un gran numero di numero di palleggi, passaggi e tiri a canestro ad ogni giocatore per aumentare la confidenza del giocatore stesso con la palla, il canestro e il “traffico” in mezzo al campo. La sua infinita esperienza sui campi di tutti i continenti gli ha dato la possibilità di conoscere stili di vita diversi, atleti con caratteristiche completamente diverse tra loro che sono sati da stimolo per il suo lavoro che pian piano ha arricchito con esercitazioni create da lui proprio per risolvere le diverse situazioni che ha affrontato. Sempre però tenendo presente il suo credo: far lavorare i ragazzi con il maggioro numero di palloni e il maggior numero di ripetizioni. Questa è una mini-enciclopedia di esercitazioni che abbraccia tutti gli aspetti che riguardano la costruzione di un giocatore e che Coach Blasone ci ha onorato di voler pubblicare con noi, un piccolo book per dare, a tutti coloro che stanno sul campo tutti i giorni, le basi per cominciare e sviluppare un lavoro di strutturazione del giocatore come singolo e come parte della squadra nel suo insieme. Non smetteremo mai di ringraziare Mario Blasone per averci dato la possibilità di lavorare per lui e di far conoscere a tutti gli allenatori il suo grande lavoro e di averci fatto capire una volta di più che l’allenatore/istruttore è una missione e non una moda.
Per me scrivere la prefazione di questo nuovo libro di Bruno, è un onore, oltre che sempre un piacere, in virtù dei numerosi ricordi che mi legano a lui fin dai tempi di Asti, dove mi portò avendomi visto giocare alla Crocetta di Torino con l’allora mia squadra di Novara, la Wild.
In seguito, ci ritrovammo, ancora a Torino, lui responsabile del Settore Giovanile dell’Auxilium Kappa ed io allenatore del gruppo Juniores (oltre che vice allenatore del grande Dido Guerrieri). Tra il 1995 ed il 1997 centrammo insieme tre Finali Nazionali e fu proprio in quel triennio che mi resi veramente conto di quanto lui amasse “studiare” questo nostro bellissimo sport, e di quanti viaggi “conoscitivi” intraprese per seguire Clinics Camps, ed Università, soprattutto negli Stati Uniti. Ricordo ancora che fu uno dei primi, se non il primo stesso, ad introdurre il sistema di Camp estivo sul modello americano. Un vero maestro, per me, che ancora oggi conservo il suo “primo quaderno degli appunti”, da dove presi, ed appresi, spunti e suggerimenti molto preziosi e mi auguro che anche questo testo possa esserlo altrettanto e apprezzato, e foriero di consigli, oltre che guida alle nuove generazioni di allenatori. Credo che Bruno incarni nel modo più autentico il “modello positivo” di tecnico sportivo che, soprattutto nel settore giovanile, assume il ruolo dell’Educatore, in grado di mostrare la sua professionalità non solo grazie a conoscenze, abilità e competenze specifiche, quanto per le capacità di trasmetterle ai propri allievi e di forgiarli per sempre!
Magic Johnson, Steve Nash, Drazen Petrovic sono solo alcuni dei giocatori che hanno rappresentato meglio sul campo il concetto di visione periferica: vedere sul parquet ciò che gli altri non vedono, “percepire” la presenza di un compagno di squadra in una zona del campo nascosta per gli avversari ma che loro vedono benissimo anche senza fissarla. Vedere il gioco in anticipo, valutare un compagno, un avversario o il pallone in movimento è una qualità che permette, a chi la sa sfruttare, di sapere prima cosa succederà in campo e quindi di poter battere sul tempo l’avversario. Spesso si dice “ma che hai gli occhi anche dietro la testa?” a chi fa passaggi impossibili e lascia di sasso un avversario. Occhio a non lasciare di sasso un compagno: non esagerare con le “visioni impossibili”. Quando si sviluppa un contropiede per un giocatore il campo improvvisamente si allarga e, insieme al fatto che ha poco tempo per sfruttare il vantaggio di attaccare in uno spazio maggiore, aumentano in modo esponenziale le variabili di gioco: tante soluzioni in poco tempo. Inoltre il riuscire con la visione periferica a concentrarsi su ciò che è importante tralasciando le cose meno influenti permette all’atleta di giocare “in contropiede” sull’avversario, anticipando le sue mosse. Coach Renato Sabatino ci dà la possibilità di mettere a fuoco un fondamentale nascosto che deve essere allenato per migliorare le qualità di gioco di qualsiasi atleta indipendentemente dal livello: vedere più campo mi permette di avere più soluzioni e quindi di rendere più difficile il compito della difesa.
La Difesa Aggressiva Dirompente è un tipo di difesa di squadra basata su una filosofia di grande aggressività. Piuttosto che subire e rispondere all’attacco, la difesa prende l’iniziativa e blocca ogni attacco avversario. Come risultato, l’attacco sarà forzato ad uscire dalle sue normali zone ed azioni di gioco, permettendo alla difesa di diventare l’aggressore e di controllare l’inerzia dell’azione.
Ovviamente, nel gioco della pallacanestro, l’attaccante ha un grosso vantaggio sul difensore. Tuttavia, una forte pressione difensiva può neutralizzare questo vantaggio grazie a solidi fondamentali e a un buon lavoro di squadra. La difesa di squadra non solo elimina tutte le situazioni di isolamento 1c1 e i miss-match che possono verificarsi durante una partita, ma fornisce sicurezza ai difensori, grazie agli aiuti dal lato debole e a rapidi raddoppi che, alla fine, permetteranno di aumentare la pressione sulla palla senza paura di essere battuti.
Questo libro raccoglie trenta giochi offensivi disegnati osservando le squadre di Serie A italiana, Eurolega, NBA e le squadre Nazionali durante gli Europei ed i Mondiali di pallacanestro.
Queste situazioni di gioco non vogliono essere sinonimo di vittoria o di gioco ad alto livello ma sono semplicemente delle idee per costruire degli attacchi di squadra che comunque andranno adattati alle caratteristiche tecniche e fisiche dei giocatori che compongono la squadra di ogni allenatore che vuole applicarli. E’ importante ricordare, inoltre, che il successo di ogni attacco di squadra passa attraverso la costruzione tecnico-tattica individuale di ogni giocatore e anche nel saper spiegare ciò che vogliamo da ogni giocatore e in ogni situazione e soprattutto fare attenzione ai particolari di ogni azione, movimento senza palla, angoli di blocco, le uscite dai blocchi, uso corretto del Pick & Roll e così via.
Tutto il lavoro di preparazione e di crescita individuale del giocatore lo abbiamo presentato in altre pubblicazioni qui vogliamo solo dare delle idee agli allenatori per sviluppare un gioco di squadra efficace specialmente riferito a squadre senior.
È il Professore, un ragazzo nato 40 anni fa a Chicago nello stato dell’Illinois. Quel 26 dicembre 1982 è il giorno della nascita di David Kyle Logan. David è cresciuto a pane e basket, tanto che ben presto ha capito la sua strada sarebbe stata proprio quella della palla a spicchi.
Frequenta la North Central Hight School ad Indianapolis, poi anche l’università della stessa città. Uscito nel 2005 dalla NCAA II come giocatore dell’anno, comincia la sua avventura. E il primo assaggio del basket professionistico ce l’ha proprio in Italia il paese che lo ha di fatto adottato. A Pavia legherà il suo nome per una sola stagione, ma ormai il suo percorso è tracciato.
Abbiamo deciso di pubblicare questo libro dopo aver raccolto migliaia di articoli da tutto il mondo da parte di allenatori più o meno famosi. Abbiamo dovuto tenere fuori moltissimi articoli, che non abbiamo scartato, ma troverete nelle prossime pubblicazioni, si perchè basketcoach.net ha deciso di creare una collana di libri chiamata “The Basket Coach Diaries” dove racchiuderemo periodicamente gli articoli, gli esercizi, le idee di tutti i Coach che intendono contribuire a migliorare questo sport che tutti amiamo.
Posso dire che ho cominciato a scrivere queste riflessioni nel momento in cui ho realizzato quanto complicato è stato il mio percorso di allenatore. Nel corso della mia professione c’erano tanti perché a cui non sapevo dare una risposta, forse quelle risposte le ho trovate lungo il cammino. Non sono certo un allenatore che ha fatto la storia del basket, sono altri i santoni di questo sport, e per questo motivo non ho assolutamente la pretesa di insegnare nulla, ciò che troverete è un insieme di esperienze personali, confronti con altri allenatori, letture, notti insonni ma soprattutto il risultato di moltissimi errori. Se non ci fossero stati gli errori probabilmente questo libro non ci sarebbe stato, forse potrebbe essere utile a qualcuno per non cadere nei passaggi a vuoto che ho avuto io, o ancora di più non ci sarebbe stato se non avessi avuto la fortuna di incontrare nel mio cammino di giocatore e di allenatore persone che hanno creduto in me e hanno scommesso su di me permettendomi di realizzare il sogno della mia vita: FARE LO SPORT PER PROFESSIONE.
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