La 7° Conferenza della National Basketball Strength and Conditioning Association, i preparatori fisici del basket USA a cura di Marco Sist.
Marco Sist, tre anni preparatore fisico a Brindisi in A1 fino al campionato 14/15, quest'anno si è preso un anno sabbatico ed è andato in giro per aggiornamento. Ultimamente ha preso parte alla 7° Conferenza della National Basketball Strength and Conditioning Association, l’associazione americana che riunisce i preparatori fisici specializzati nel basket, e ci ha fornito questo interessante resoconto della conferenza.
La 7° Conferenza della National Basketball Strength and Conditioning Association, l’associazione americana che riunisce i preparatori fisici specializzati nel basket, quest’anno si è tenuta all’Università dell’Illinois a Chicago il 13 e il 14 maggio. Ne sono venuto a conoscenza per caso navigando qua e la in rete e incuriosito dai contenuti del programma e dai relatori, tutti preparatori di squadre NBA, mi sono deciso ad andare. Il gruppo di preparatori iscritti alla NBSCA e i fondatori stessi, si sono riuniti in realtà qualche giorno prima, sia per la NBA Draft Combine che per degli incontri tecnici, rendendo purtroppo gli eventi chiusi e non permettendo agli esterni di partecipare. Davvero un peccato!
Comunque dopo essere stato accolto in modo molto cordiale del presidente dell’associazione Bill Burgos, preparatore degli Orlando Magic, la conferenza si è aperta venerdì 13 alla presenza di tutti gli iscritti alla Conferenza e dei rappresentati di varie aziende che vendono tecnologia applicata allo sport.
L’apertura, con Burgos a fare da moderatore, è stata affidata a Stan Van Gundy, coach dei Detroit Pistons, che ha parlato del ruolo che il preparatore dovrebbe ricoprire secondo il suo punto di vista.
Van Gundy ha sottolineato tre cose: 1) il preparatore è la figura più importante per la durata della vita cestistica del giocatore e l’allenatore deve spingere il giocatore affinché si affidi al preparatore; 2) Il preparatore deve essere parte integrante dello staff e con lo staff deve interagire continuamente in modo tale che tutti abbiano una linea comune e che la comunicazione sia efficiente; 3) il preparatore deve adoperarsi perché il suo lavoro si traduca in un miglioramento del giocatore sul campo, contribuendo ad un unico obiettivo comune: vincere le partite.
A seguire ci sono stati due interventi, uno del Dott Andy Barr e l’altro di JarroldAntflick, fisioterapista, che hanno trattato rispettivamente i traumi del Legamento Crociato anteriore e il rinforzo tendineo, mettendo in risalto il costo in termini economici degli infortuni nell’NBA. Barr ha sottolineato l’importanza della Core Stability, del controllo del movimento oltre che del livello di forza generale, come forme di prevenzione della rottura del LCA.
Antflick, invece, ha evidenziato come i tendini, in modo particolare il tendine di Achille e il Rotuleo, siano strutture che rispondo rinforzandosi a sollecitazioni con alti carichi, sottolineando quindi la necessità di fare dei lavori forza molto impegnativi per assicurare un adeguato rinforzo degli stessi.
Con questi interventi si è chiusa la prima giornata della conferenza.
Alle 7.30 a.m. del giorno dopo l’Università dall’Illinois era già piena di gente, pronta ad ascoltare relatori e contenuti dei loro interventi.
Ha aperto la mattinata il vulcanico Steve Hess, preparatore dei Denver Nuggets e del nostro Danilo Gallinari. Nel suo intervento Hess ha sottolineato l’importanza dell’aggiornamento continuo per il preparatore, in modo tale da avere sempre più strumenti a disposizione per intervenire sull’atleta. Ha fatto riferimento al Muscle Activation Techniques, una tecnica di intervento non invasiva che permette di migliorare l’efficienza contrattile del muscolo e che lui utilizza coi sui giocatori.
E’ stato poi il turno di Jesse Wright, Preparatore dei Philadelphia 76ers che ha parlato delle caratteristiche che deve avere il preparatore fisico. Secondo lui sono otto: cuore, anima, voce, spinta, versatilità, assertività, visione, mente. Forse l’intervento che ho apprezzato maggiormente tra quelli della giornata, in modo particolare mi ha colpito una sua affermazione: “Al giocatore non interessa quanto sai, interessa che tu abbia cura di lui per prima cosa”. Credo non esista nulla di più vero!
L’intervento successivo è stato del preparatore dei Knicks, Mubarak Malik, che ha trattato un argomento interessantissimo, il monitoraggio dell’allenamento. L’utilizzo della RPE, Rate of Perceived Exertion, ovvero un valore che il giocatore attribuisce alla fatica percepita in allenamento, rappresenta un mezzo semplice e a costo zero di cui può avvalersi il preparatore. Tecnologia come Viper, Catapult, in Italia poco utilizzata, permette invece una valutazione del carico esterno molto accurata, individuando per ogni sessione o partita monitorata, il numero di accelerazioni, decelerazioni, salti e spostamenti che il giocatore effettua fornendo così allo staff delle informazioni importanti per la modulazione dell’allenamento.
Dopo Malik è toccato a Tim Di Francesco, preparatore dei Lakers, che avevo già avuto il piacere di ascoltare al Convegno Internazionale sulla Preparazione Fisica nel Basket a Pistoia nel 2014, nel quale anche io ero relatore. Tim ci ha parlato della “Durabilità” del giocatore, ossia, delle strategie per far si che la carriera di un giocatore duri più a lungo possibile. Tra i possibili interventi: nutrizione, riposo, flessibilità, allenamento pesante della forza ed è proprio quest’ultima che secondo lui rappresenta la più importante forma di prevenzione degli infortuni.
Il Dr. William Sands, Sport Technologist per la Ski and Snowboard Association, ci ha parlato delle principali tecniche da lui utilizzate per favorire il recupero degli atleti con cui lavora, prevalentemente ginnasti e pesisti. Il corretto timing oltre che la giusta distribuzione dei macro-nutrienti nei pasti, contrasto caldo-freddo post esercizio, terapia manuale, meditazione, allungamento, sono tra le principali strategie da lui utilizzate. Si è soffermato in modo particolare sui processi infiammatori post allenamento, che non sempre devono essere contrastati, perché passaggio necessario all’adattamento.
L’ultimo intervento è stato del Dr. Bryan Mann, che ci ha parlato del Velocity Based Training, ossia dell’allenamento della forza basato sul controllo della velocità di spostamento del bilanciere o del corpo. Tale metodica, molto diffusa in altri sport, in Italia è stata proposta nel basket dal Prof. Colli diversi anni fa, anche se purtroppo trova poco spazio tra i mezzi di allenamento per il cestista. L’intervento del Dr. Mann è stato sicuramente interessante, fornendo un punto di vista diverso per guardare all’allenamento della forza, peccato soltanto avesse pochi dati riferiti ai giocatori di basket, occupandosi per la maggior parte del tempo della NFL o del Power Lifting.
La giornata si è conclusa con una tavola rotonda a cui hanno preso parte diversi preparatori delle squadre NBA, ciascuno dei quali ha raccontato la propria esperienza nella gestione del giocatore nel corso della lunga e densa stagione NBA. Tutti abbastanza concordi sulla necessità di individualizzare i carichi di lavoro, sull’importanza della comunicazione all’interno dello staff e sull’allenamento della forza come principale mezzo per la prevenzione degli infortuni: una struttura forte che si muove in modo economico ed efficace ha minore probabilità di infortunarsi.
La Conferenza è stata ricca di spunti interessanti oltre che caratterizzata da un’atmosfera incredibile: tanti professionisti, molto competenti, cordiali e disponibili e tanta tecnologia a disposizione per la gestione del giocatore. Forse, quest’ultima è l’unica cosa che possiamo invidiare come italiani ai colleghi americani. Per il resto tante idee, intuizioni, contenuti, conoscenza ma penso di poter tranquillamente sostenere che, come categoria e associazione di professionisti, siamo di pari livello.
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