Vediamo alcuni concetti della difesa 3-2, soprattutto dal punto di vista metodologico e come lavorare a livello globale, all’interno di un allenamento per prime squadre, dove la parte analitica è un po' meno influente rispetto a quella globale, e come sviluppare abitudini ed efficienza all’interno della zona.
Il perché della scelta della difesa 3-2 dipende dal fatto che la pallacanestro sta prendendo una direzione tale per cui la tipologia dei quintetti e le caratteristiche dei giocatori fanno sì che i lunghi abbiano una doppia pericolosità, sia all’interno dell’area che sul perimetro. Inoltre, nella zona, cerco similitudini alla difesa individuale, per cercare di creare un linguaggio comune, per cercare di ricondurre la maggior parte delle situazioni ad uno stesso principio difensivo.
Quando utilizzare la zona? Il momento ideale per utilizzare la zona è quando si verifica la presenza di un gap tecnico. Ad esempio in alcuni accoppiamenti individuali abbiamo degli evidenti svantaggi, come quando non abbiamo un lungo di pari taglia fisica degli avversari o esterni con minori capacità difensive, o ancora, non sappiamo difendere sul pick and roll. La zona potrebbe spingere il coach avversario a rinunciare a quel tipo di attacco con cui hanno un vantaggio. La zona è un modo per “mascherare” i nostri difetti.
Possiamo passare a difendere a zona anche sulle chiamate, ad esempio, giochiamo contro una squadra che ha un numero di giochi contro la difesa a uomo elevatissimo e, magari, contro la zona solo uno o due oppure giocano per principi (rendiamo così il loro attacco prevedibile).
Un altro tipo di gap è quello di natura fisica:
1. di taglia;
2. di velocità;
3. a rimbalzo.
1) La zona ci permette di tenere sempre i nostri giocatori più alti vicino al canestro ed i piccoli sul perimetro.
2) Il playmaker avversario rapido ed il nostro difensore non riesce a contenerlo. La zona ci permette di congestionare l’area e ridurre la visione del canestro all’attaccante.
3) Tematiche tattiche:
a) ritmo: molte squadre fanno tanto contropiede. Se stiamo subendo molti contropiedi la zona ci può aiutare a ridurre il ritmo degli avversari.
b) Situazione falli: in chiusura di periodo o nel 3 e 4 periodo, la zona ci aiuta a tenere in campo un giocatore carico di falli, ad esempio, abbiamo un giocatore con tre falli, non c’è interruzione di gioco per fare un cambio, la zona ci aiuta a ridurre il rischio che il nostro giocatore commetta subito il quarto fallo.
Come. Alterniamo la difesa individuale a quella a zona. Vediamo alcuni concetti per entrare in sintonia tra le due difese:
1) mai difendere a zona dopo un tiro sbagliato od una palla persa. La squadra deve sapere che, in transizione difensiva da tiro sbagliato, anche se la zona ci sta dando i suoi frutti, dobbiamo rientrare ad uomo e riempire l’area ed accoppiarci individualmente. Diverso è dopo aver segnato un tiro libero o da rimessa. Possiamo anche allungare la zona a tutto campo.
La maggior parte delle squadre di alto livello sono strutturate per giocare contro il cronometro in diverse situazioni: 24” tutto campo, 14” metà campo, 8” da rimessa etc… Mettendoci a zona togliamo tutte quelle situazioni che gli avversari hanno preparato contro le difese individuali. Passando a zona non ci sono blocchi che possano creare un vantaggio perché la difesa difende un’area di competenza invece che un avversario.
2) passaggio a zona quando siamo uomo contro uomo. Questo può avvenire per chiamata e cioè in fase di preparazione della partita abbiamo deciso che, al verificarsi di un certo evento, passiamo a zona. Il giocatore che marca il portatore di palla deve comunicare verbalmente ai compagni il passaggio a zona ed indietreggia per occupare la sua posizione difensiva (chiamiamo il passaggio a zona PUGNO), facciamo questo con l’obiettivo di scoraggiare l’attacco e costringendolo a cambiare chiamata offensiva.
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