MARCO SODINI - Ad ogni livello il blocco sulla palla è una delle situazioni di gioco maggiormente utilizzate e il suo sviluppo nel corso del tempo lo ha reso non solo uno strumento efficiente all’interno di un sistema di gioco, ma ne ha anche determinato uno studio approfondito da parte degli allenatori indipendentemente dalla scuola di provenienza e conseguentemente una differenziazione delle possibilità legate alla specifica situazione di gioco. Per questo oggi non è pensabile ad ogni livello, di trascurare l’allenamento di una componente così presente in una partita di pallacanestro. Le caratteristiche dei giocatori, la possibilità di avere buoni trattatori di palla e passatori o giocatori lunghi con buone capacità di piedi per correre il campo in diverse direzioni, hanno delineato un diverso ventaglio di possibilità offensive atte a mettere in imbarazzo le scelte delle difese più agguerrite. Una base metodologica certo non può prescindere dall’insegnamento di una buona impalcatura di sostegno (fondamentali individuali) che sia legata al gioco, altrettanto come la conoscenza di situazioni che possano presentarsi sul campo e a cui i giocatori debbano reagire in tempi brevi (letture o tattica individuale). Pur avendo chiare le differenze tra un giocatore in via di sviluppo in cui l’educazione al gioco ha priorità e la possibilità di errore è un passaggio imprescindibile verso il miglioramento e la richiesta di efficienza richiesta ad un giocatore adulto di buon livello, la proposta di queste note può essere, pur con qualche differenza, applicabile ad entrambi i contesti di allenamento. L’importante è sapere, in fase di costruzione del lavoro, quale sia l’obiettivo individuale e globale rispet-to a quello che si fa. Se la nostra squadra è un gruppo adulto (nel mio specifico caso professionistico), l’enfasi sulle caratteristiche individuali dei miei giocatori sarà prioritario e alcune scelte tattiche saranno improntate all’esaltazione di tali caratteristiche e allo stesso modo al tentativo di celare alcune lacune o a non spingere spesso i giocatori in una “zona poco confortevole”. Se invece l’impronta del nostro allenare è votata alla pura formazione, proprio in virtù di questo, credo sia necessario spingere i ragazzi a sperimentare quanto appreso proprio in quel mondo inesplorato che possa spingerli verso una nuova consapevolezza di sé. Se per gli adulti concetti di auto esigenza (Ettore Messina) o spinta ad uscire dalla propria “Comfort Zone” (Andrea Trinchieri) veicolano il miglioramento tramite una certa esasperazione dell’attenzione individuale sotto pressione, per giocatori giovani, questa spinta deve essere attentamente tarata rispetto all’impossibilità di essere immediatamente efficaci quando si apprende un concetto nuovo. Partiremo con il nostro esempio di lavoro osservando il gioco, ricordando in ogni istante che quello deve essere il nostro prodotto finito e l’idea a cui dovremmo tendere. Scomponiamo ogni singolo aspetto, ogni collaborazione, ogni 1c1, qualsiasi gestualità riportandola all’essenza. Ci facciamo garanti del successo dei nostri giocatori ricomponendo secondo passi logici una sequenza di lavoro che dalle basi ci permetta di risalire fino alla struttura finale, miscelando istruzione delle fondamenta a istruzione di situazione. Cercheremo di essere tanto precisi nella proposta da poter lasciar liberi i giocatori di esprimersi nel gioco, forti dei mezzi che noi daremo. Non dobbiamo assumere il rango di protagonisti, ma lasciare ai giocatori questo privilegio. Dovremo essere i Virgilio di ogni Dante, guidandoli attraverso i meandri tortuosi dei fondamentali cestistici e delle situazioni di gioco al fine di rivedere le stelle segnando canestri consapevoli e non casuali, ma figli di una accurata coscienza di sé.
La fase istruente: una prima componente della nostra progressione didattica è la parte in cui istruiamo i nostri giocatori rispetto ai comportamenti individuali e di collaborazione da eseguirsi all’interno della situazione di blocco sulla palla sia per quanto concerne il giocatore che ha la palla in mano, sia per quello che esegue il blocco e successivamente si muove per mantenere il vantaggio generato dal blocco stesso.
Diagramma 1 Piccoli Obiettivi: lavoriamo sul passare spalla a spalla, diamo concetti come linea di blocco, insegniamo quando comprimere lo spazio e quando invece dilatarlo. Parliamo di palleggi in arretramento e di cambi protetti, non trascuriamo le tipologie di tiro conseguenti, in accordo con quello che può̀ essere il comportamento della difesa.
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