A volte può essere curioso, perfino divertente ricercare l’origine di un movimento tecnico, un gioco, una difesa di successo, non ho dubbi che nel 99% dei casi arriveremmo alla conclusione che, più che di un’invenzione alla "Archimede pitagorico", si è trattato semplicemente di una riuscita osservazione/riflessione sulle caratteristiche e necessità di un giocatore o di una squadra, magari in certi casi più facilmente riproducibili ed adattabili a realtà diverse da quella "originale". Almeno, questo è il caso di uno dei giochi di attacco che le squadre che ho allenato hanno usato con più frequenza negli ultimi 10 anni, e che ho visto utilizzato spesso anche da altri allenatori nelle ultime stagioni; per semplificare lo chiamammo fin dall’inizio "doppia uscita", perché prevede per uno degli esterni la possibilità di uscire da un blocco di un lungo sia su un lato che sull’altro del campo.
... oppure, andare dalla parte "invitata", lasciarsi raggiungere dal difensore, cambiare velocità e senso e uscire dalla parte opposta: in sostanza, usare finte e cambi di velocità per costringere il difensore a concedere l’uscita dalla parte opposta a quella da lui "concessa".
Poco enfatizzato, ma importantissimo il lavoro dei pivot bloccanti: la loro posizione ideale è un passo fuori dell’area, all’altezza della tacca "piena" del tiro libero, in modo da permettere un "aggiustamento" della posizione, una volta identificata la scelta del difensore (verso il basso, se insegue) ...