DEFINIZIONE
La pallacanestro è, dal punto di vista fisiologico, uno sport misto, in quanto, il suo modello energetico si avvale di processi aerobici ed anaerobici; dal punto di vista tecnico è uno sport aciclico in quanto i movimenti non si ripetono sempre uguali e perché un obiettivo si può modificare a seconda della situazione.
Alla base del gioco della pallacanestro c’è il concetto di dinamismo, vale a dire la capacità di muoversi o di compiere i gesti tecnici il più velocemente possibile e mantenendo sempre il proprio equilibrio.
L’equilibrio può essere statico, e corrisponde alla posizione fondamentale in attacco e in difesa, oppure dinamico, ossia la possibilità di spostarsi compiendo un gesto e mantenendo integra la possibilità di compierne uno differente.
L’equilibrio dinamico è prevalente ma si basa su quello statico.
La tecnica poi si divide in: movimento, gesto e parte tecnica.
a) movimento: attività dinamica preparatoria predisponente al gesto;
b) gesto: segue il movimento; è la precisazione psichica del movimento e può definirsi l’educazione e l’espressione del movimento;
c) tecnica: rappresenta il momento risolutivo e l’estrinsecazione del movimento utile per il compimento preciso del gesto, necessario ed economico.
L’ALLENAMENTO
L’allenamento, cioè l’esercizio continuo per conseguire un miglioramento e una migliore esecuzione di ogni movimento, rappresenta l’unico mezzo per ottenere progressi validi e inconfutabili; i metodi di allenamento variano a seconda delle necessità, dell’età dei partecipanti, del periodo e della categoria.
L’allenamento deve essere preparato con cura, definendo bene quali sono gli obiettivi, partendo da quello che è necessario al singolo e alla squadra.
Alla base di ogni apprendimento ci sono le ripetizioni dei movimenti, che non sono mai abbastanza per il miglioramento, nonostante i giocatori presumono che basti ripetere dieci volte un movimento per saperlo eseguire.
Naturalmente occorre conoscere molto bene ciò che si vuole insegnare e quali sono i difetti da eliminare.
In ogni allenamento è importante che ci sia un buon livello di motivazione, di concentrazione e di divertimento.
E’ opportuno variare spesso gli esercizi ed utilizzare esercizi massimali, vale a dire quegli esercizi che si sviluppano su tutta la lunghezza del campo e portano i giocatori a correre distanze progressivamente sempre più lunghe, partendo da due volte il campo fino a dodici volte, utilizzando, prevalentemente, situazioni di contropiede.
Allo stesso modo è bene utilizzare esercizi di compendio, in cui i giocatori devono utilizzare più fondamentali.
DIDATTICA D’INSEGNAMENTO
I metodi d’insegnamento rappresentano oggi la parte più importante e più bisognosa di precisa organizzazione, poiché permettono di approdare a buoni risultati ed a reali progressi.
I metodi d’insegnamento possono essere:
a) globale: è quello che comporta l’esecuzione di esercizi fondamentali, singoli o raggruppati, solo dopo succinta e rapida spiegazione, e dopo sommaria dimostrazione pratica. L’allievo esegue cioè il determinato movimento od esercizio, esternando quanto lui stesso ha compreso ed interpretato. In questa esecuzione, subentra quanto di conoscenza specifica, generica e approssimativa possiede il ragazzo circa il movimento da eseguire, e quanto naturalmente sente ed applica.
b) analitico: è quello che comporta l’esecuzione di un determinato esercizio fondamentale, previa spiegazione particolareggiata del movimento stesso, facendolo eseguire gradatamente, senza assolutamente consentire errori o modificazioni ai canoni di esecuzione.
c) misto: rappresenta e può rappresentare il metodo migliore, poiché prevede una spiegazione più accurata rispetto al metodo globale e meno parossistica rispetto al metodo analitico, poiché dà la possibilità di correggere di volta in volta gli eventuali difetti, non esaspera determinati vizi di origine che il metodo globale può ingenerare e non sacrifica come il metodo analitico, il quale, elimina del tutto la parte “divertimento”. È buona cosa, nell’usare il “metodo misto”, sapere quali sono i difetti principali nei quali può incorrere l’allievo ed anticiparli nella spiegazione.
Per esempio, nel “passaggio a due mani” si può dire: “…non allargare i gomiti, …stendere le braccia fino in fondo, … restare piegati sulle gambe, …portare un piede in avanti nell’eseguire il passaggio” (metodo misto).
Lo stesso esercizio, ordinato rifacendosi ai criteri del metodo globale, lo si fa eseguire dicendo: “tieni bene la palla in mano e passala al compagno distendendo le braccia”.
Ed ancora, rifacendosi ai criteri del metodo analitico: “…stare sul campo nella giusta posizione di equilibrio, …tenere i gomiti aderenti al busto, in posizione naturale e non costretta, …spingere in avanti con tutte e due le braccia, …eccetera”, analizzando così tutto il movimento connesso dalla testa ai piedi e dai piedi alla testa.
In generale, con i giocatori giovani è preferibile partire dal particolare per andare verso il globale, mentre con i giocatori adulti è preferibile partire dal globale per andare verso il particolare.
La didattica, che come abbiamo visto è relativa all’età degli allievi ai quali si desidera insegnare, può essere:
a) individuale: quando l’insegnamento è rivolto ad un solo individuo, volta per volta;
b) reciproca: quando alcuni insegnano ad altri;
c) collettiva: quando tutti a turno eseguono esercizi sotto un’unica direzione.
La didattica, per quello che ci interessa, deve portare l’allievo, mediante un insegnamento attivo e diretto, attraverso una serie di esercizi, al raggiungimento di quelle azioni necessarie per ottenere lo scopo prefisso. La didattica cestistica deve soprattutto mirare ad ottenere che le esecuzioni, sia del singolo che del complesso, siano coordinate e concordate attraverso una ben precisa sequenza di movimenti, sviluppatisi con razionale ordine cronologico.
Didattica d’insegnamento, riferita all’istruttore o a colui che viene istruito, deve significare conoscenza del movimento (dal particolare al generale), individuazione e correzione dei difetti di esecuzione, capacità di spiegazione tecnica, o meglio pratica, per una migliore assimilazione da parte dell’allievo. Dire: “sbagli” o “guarda che sbagli”, non è sufficiente né corretto; bisogna sapere perché si sbaglia e, di questo perché, bisogna precisare il quando, il come, il dove.
Senza trascurare il fatto che la pallacanestro si compone di due parti: quella mentale e quella tecnica; prima ancora d’insegnare la tecnica bisogna creare la mentalità. Se si considera poi come i fattori emotivi e la tensione psichica, soprattutto in gara, influenzino la prestazione, un’azione premiante dell’allenatore nei confronti del giocatore ha un effetto positivo soprattutto in condizioni di affaticamento; di contro, un’azione punitiva può ulteriormente aggravare lo stato di affaticamento generale e, di conseguenza, il rendimento.
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